giovedì 6 novembre 2008

La storia dei Minipolifonici IX PARTE

(Leggi la I, la II, la III, la IV, la V, la VI, VII, VIII parte)
I Presidenti
A Trento, nei Minipolifonici, si succedettero sei Presidenti.
Dei primi due: Ivo Tartarotti e Stefano Kirchner, ho già raccontato.
Dopo la presidenza di Stefano, si rese disponibile il dott. Franco Odorizzi, genitore di Paola e Chiara. Fu una persona squisita, un ottimo Presidente, tra l’altro appassionato di musica e buon pianista, è con lui e il suo affettuoso aiuto che potemmo realizzare il Primo Concorso internazionale per direttori di coro. La sua presidenza coincise con i festeggiamenti per i vent’anni dei Minipolifonici: egli si adoperò con entusiasmo e in modo concreto a far sì che fossero gioiosamente e degnamente celebrati, provvedendo anche alla realizzazione di un bellissimo opuscolo.
In quegli anni, la Scuola di musica stava assumendo dimensioni impegnative sotto il profilo amministrativo. Gli allievi aumentavano, anche grazie all’ottimo lavoro dei loro insegnanti.
C’era però un problema che ogni tanto si presentava e mi preoccupava molto: non poter garantire agli allievi la continuità didattica - elemento fondamentale per il loro percorso formativo - a causa dell’esodo di insegnanti verso la scuola pubblica la quale assicurava loro un posto stabile. Era comprensibile dovesse accadere così, prima o poi, (nel mio cuore, pur con terrore e rammarico, glie lo auguravo), avevano il diritto-dovere di preoccuparsi del loro futuro.
Mi venne la “pazza idea” di prendere in analisi l’opportunità di assumere gli insegnanti della Scuola: solo così, infatti, avrei potuto competere con altri “allettamenti”.
Ne parlai con Franco... capii subito che la proposta lo terrorizzava. Ricordo quante ore dedicò e dedicammo, anche assieme al compianto carissimo cantore avvocato Enrico Mezzena, a fare conti, calcoli, previsioni! Io percepivo il loro timore, e loro erano consapevoli di quanto ci tenessi a realizzare questo sogno. Pur essendo di pareri discordi, nei nostri incontri ci fu solo e sempre il massimo e reciproco rispetto.
Ancora oggi lo ricordo con immensa riconoscenza.
Capii che per questa mia pazza idea ci voleva un “folle”; lo trovai nella persona del dottor Sandro Ciola, un caro amico della mia adolescenza. Assunse l’incarico della Presidenza e... ci lanciammo nell’impresa! Ero felice! Era inoltre la prima scuola ad aver assunto a tempo indeterminato i propri insegnanti. 
Ancora una volta la Provvidenza “provvide” a darmi un’ulteriore mano: di lì a pochi mesi, infatti, la Provincia promulgò una legge con la quale riconobbe numerose Scuole musicali del Trentino, inserendole in un albo che dava diritto ad accedere a contributi annuali, a fruire di una sede, dettando regole precise fra le quali c’era l’obbligo di provvedere ad assumere i propri insegnanti. Noi eravamo già pronti e in regola per godere dei contributi.
Dopo la presidenza di Sandro Ciola riuscii a coinvolgere il dottor Giovanni Ondertoller.
Pure lui fu un Presidente illuminato e da bravo amministratore sistemò i conti della scuola, il bilancio dell’Associazione, prodigandosi a garantirle un positivo futuro finanziario.
C’è un aspetto che accomuna questi cinque Presidenti: tutti, compresi i consiglieri, svolsero il loro ruolo di amministrativi, tutelando gli interessi dell’Associazione, dei Cori, della Scuola e la loro immagine nei confronti delle Istituzioni, provvidero a fare in modo che la complessa macchina organizzativa funzionasse al meglio, ma nessuno di loro volle mai interferire nelle mie scelte musicali, artistiche, didattiche, nei miei rapporti con gli insegnanti, con gli allievi, con i genitori. Mi accordarono l’incondizionato rispetto, felici di essermi al fianco, preoccupati solo che questa realtà potesse esprimersi e operare attraverso la filosofia con la quale la stavo conducendo. Fra queste persone, anche se non fu Presidente, desidero ricordare l'amico Pompeo Viganò,  che mi fu sempre affettuosamente vicino; pur non sempre condividendo le mie scelte  le volle comunque rispettare e mai ostacolare. 
Nel 2002, quando dovetti lasciare l’Associazione, ai vertici c’era il dottor Carlo Alessandrini.

Il prossimo capitolo sarà dedicato ai Minipolifonici della città di Milano.
Anche questo è stato un bellissimo pezzo di vita.
Continua

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto con estremo interesse quella che ritengo la "vera" storia della coralità trentina degli ultimi quarant'anni: non una storia di statistiche e retorica, bensì una storia di didattica, cultura e musica.
Ho anche letto con amarezza il "non scritto" degli ultimi anni che mi è facile riconoscere perché, ahimé, conosco l'ambiente musicale trentino.
I Minipolifonici sono sicuramente il più luminoso esempio per chiunque creda nell'importanza della formazione musicale in Trentino.
Spero di poter conoscere presto personalmente Nicola Conci!
Davide Lorenzato

Nicola - Eleonora Conci ha detto...

Gentile Maestro, la ringrazio per la Sua squisita attenzione che ha dedicato nel leggere la storia dei Minipolifonici che è anche una parte della mia vita.
La saluto e le auguro tante soddisfazioni.
Nicola Conci

Anonimo ha detto...

Che l'essere stato "Mini" rappresenti qualcosa di importante, lo si riscopre ogni volta che ci si incontra: si rivive e si condivide un sentimento di appartenenza che, anche a distanza di tanti anni, evoca quello "spirito dei Mini" da tutti noi vissuto.
All'esperienza di cantore ognuno di noi deve la sua formazione che, professionista o dilettante, ci fa comunque essere consapevole fruitore.
Se i Minipolifonici hanno compiuto 40 anni, molti di noi del primo nucleo sono ormai over 50! L' età, la famiglia e gli impegni di lavoro non ci impediscono di trovarci con una certa regolarità ad esercitare con un piccolo gruppo la passione che Nicola ci ha trasmesso.
Grazie Nicola!
Mario Zambotti

Nicola - Eleonora Conci ha detto...

Caro Mario,
la tua lettera mi convince a confidare che l'essere vissuti tanti anni assieme, nel coro dei Minipolifonici, e come te penso altri, non sia stato invano o tempo perso. Il coro, i cori, soprattutto, sono state fra le cose più belle che potessero capitarci nella vita.
Ma il pensiero che ci sia ancora qualcuno che senta la necessità, il desiderio di continuare a trovarsi, a ritrovarsi ancora per rivivere non inutili nostalgie ma momenti di intima gioia, quella che il cantare assieme ha regalato a tutti noi, è il coronamento di un sogno, è la soddisfazione che disintegra qualsiasi dolore, delusione, sconforto. Voi, in questo modo state perpetuando lo spirito dei Minipolifonici, quelli della cellula iniziale, quelli per i quali mi onoro di rappresentare ed esserne rappresentato.
Sarebbe per me una gioia se accettaste di chiamarvi I Minipolifonici, mi assocerei anch'io e anch'io, con voi cercherei occasioni per unirmi al vostro "Canto".
Cantare per la gioia di farlo, cantare per la curiosità di conoscere nuovi brani, nuovi repertori, allora si, ben venga la nostalgia perché si trasformerà in dolce carezza.

Anonimo ha detto...

Ciao Nicola,
ho letto con interesse la storia che hai doverosamente stilato nel vostro sito e ti faccio i miei complimenti. Ho rivissuto molti dei momenti che hai descritto con minuzia. Sono molte le cose che vorrei dirti e mi spiace che ciò non sia più possibile.
E' comunque amaro constatare la mia assenza nel novero delle persone che ti sono state vicine perchè io lo sono stato e lo sai anche se non ne sono sorpreso.
Abbiamo condiviso splendidi momenti che mi accompagneranno per tutta la vita e che oscurano altri ben più dolorosi.Nel frattempo, l'orchestra che tu hai concepito e che hai voluto io guidassi è in crescita continua e, qui, spesso sostituisce l'orchestra regionale collaborando con cori trentini e artisti di chiara fama. Mi piacerebbe che tu venissi a vedere e giudicare, da musicista eccelso quale sei, il livello raggiunto e che ritenessi i progressi della vecchia "Orchestra per diletto" da te concepita, come tuoi punti di orgoglio personale a cui so di attribuirti la paternità.
Il "non scritto" non è doloroso solo per te, ma anche per chi lo ha vissuto.
Ti auguro con il cuore infinite soddisfazioni artistiche e professionali; mi piacerebbe sentirti.
Il mio sito lo trovi con il mio nome e cognome .com.
Un saluto anche a Eleonora e un abbraccio a te.

Nicola - Eleonora Conci ha detto...

Caro Fabrizio,
sicuramente da parte mia non è un dovere raccontare la storia dei Minipolifonici: lo considero un regalo per loro e un piacere per me.
E' vero, pure tu, insieme a tanti altri, hai contribuito al percorso di questa storia, ma potrai comprendere la mia impossibilità nell'elencarvi tutti.
Raccontare quarant'anni, ti assicuro non è semplice e sono consapevole di aver omesso tante, tante, ma proprio tante persone e altrettanti momenti importanti.
Per fortuna, come accenni tu, ognuno ha la propria memoria e il mio racconto è una piccola parte di ciò che la stessa ha lasciato nel mio cuore.
Riguardo all '"Orchestra per diletto" permettimi prima, una battutina: la mia cara e "vecchia" Orchestra per diletto, visse poco più di due anni!...
Ed ora torno seriamente sull'argomento. Vedi, caro Fabrizio, la mia intenzione non è mai stata quella di dare vita a un'orchestra che potesse arrivare, col tempo, ad affiancarsi ad altre e tantomeno sostituirle. (Con tutto il rispetto per la tua musicalità e buona volontà, allora, per un progetto di quel tipo avrei cercato un vero e qualificato direttore d'orchestra).
Con Orchestra per diletto io ho sempre inteso mettere a disposizione di quanti volessero riprendere a suonare (giovani, meno giovani, indipendentemente dal loro livello di preparazione) UN'ORCHESTRA PER LORO, dove far scoprire o riscoprire la gioia di suonare assieme, di conoscere tutti i segreti dell'orchestra, di provare l'emozione nel condividere suoni, silenzi, attacchi; per questo, chi la conduce deve essere un "Didatta" ed avere, oltre che competenza, disponibilità a cercare ed eventualmente predisporre il repertorio adatto. Quindi: NON SONO I COMPONENTI A DOVER ESSERE DEGNI DELL'ORCHESTRA MA VICEVERSA.
Con questa impostazione di lavoro, il concerto non sarà il fine prioritario ma l'occasione per offrire ad altri il risultato del loro suonare assieme.
Ci riuscirò, un giorno? Io non demordo.
Ciò non toglie nulla al merito del tuo lavoro per il quale auspico sempre maggiori soddisfazioni.
Sempre a tua disposizione, ti saluto caramente.
Nicola