Gli allievi avevano raggiunto il numero di cento venti, crescevano soprattutto le iscrizioni ai corsi dei piccoli, dimostrazione gratificante dell’interesse e stima che Milano stava manifestando nei confronti della nostra Scuola.
E gli ex cantori? che fine avevano fatto?
Leggete quanto è scritto ora: Un giorno, si presentarono in sede alcune care “vecchie conoscenze”, ragazzotti diciasettenni che reclamavano il loro posto nel coro; erano appunto gli ex bambini cantori, che, superata (o quasi) la muta, erano pronti per altre nuove corali emozioni.
E’ così che istituimmo il coro dei “Ragazzi cantori”: All’inizio tutti maschi: Andrea, Antonio, Camillo, Carlo, Daniele, Luca, Matteo, Paco, Paolo, cui si aggiunse più tardi Martino.
La musica sprizzava dal loro cantare, la voce, invece... accusava ancora incertezza; era praticamente un “nuovo” strumento, da capire, guidare e da rodare.
Ma che importa! erano lì, erano tornati, contenti di riprendere a cantare “nei Mini”, al resto, poco per volta, avremmo provveduto. Il primo brano? “Sonatemi un balletto”, poi “Madonna, io v’amo e taccio”, “Il grillo” e altri. Quanto piaceva cantarli! specialmente in trio (era ciò che avremmo sperato facessero, avrebbero così, avuto maggiore possibilità di ascoltarsi, disciplinarsi, controllare il modo di porgere il suono).
Disciplina? Beh!... grande, euforico entusiasmo, diciamo così.
Il dopo prove? Non andavano mai via! Non che ci dispiacesse, anzi! le prove erano dopo cena, alle 20,45 ma a noi capitava spesso di poter cenare dopo le prove, verso le 22,30, ma loro non avevano alcuna voglia di andarsene, piaceva stare lì a chiacchierare, e noi a sentirci un po' silenziosi complici delle loro prime furtive sigarette.
Di lì a poco, si “affacciarono” pure le ragazze; loro non dovevano attendere come i maschi, ma dal momento che noi, dopo la terza media le “cacciavamo” dal coro di bambini, uscite dalla porta, rientravano “dalla finestra”.
E fu così che il coro dei “Ragazzi cantori” raggiunse la sua completezza.
Ricordiamo i primi brani che proponemmo: quattro “Notturni” di Mozart, una messa di Palestrina a quattro voci. Riportiamo il commento di questi diciasettenni: “Conci, che meraviglia questa musica!” Proponemmo Scarlatti: il classico Exultate Deo! (emozionante vederli cantare!), poi anche Schumann, Buxtehude... ah, si, anche qualche Gospel, loro li consideravano piacevolissimi diversivi.
A questo proposito ci piace ricordare un significativo aneddoto: un giorno, un nostro cantore ci disse di aver conosciuto un coro che cantava Gospel, arrangiamenti jazz, Musical, ed essendo stato invitato a parteciparvi, aderì con entusiasmo. Ci raccontò: “Sai, Conci, è bello cantarli, fra un po’ faremo anche un concerto, anzi, il maestro mi disse: “Tu, che hai esperienza di coro, perchè non vieni a cantare con noi stabilmente?” “Io gli risposi di gradire il loro repertorio e cantarlo mi divertiva, ma per fare musica avevo scelto di cantare nei Minipolifonici”.
Pure questa formazione si esibì in numerosi concerti, coronando il percorso con la registrazione di un CD assieme alle voci bianche, sul quale incidemmo le Litaniae Lauretanae K 109 di Mozart, la Missa brevis S.ti Johannes de Deo di F.J.Haydn, e la Messe G-dur D 167 di F. Schubert.
La realizzazione di questo CD la dobbiamo all’intervento del papà di Olimpia il quale provvide a sostenerne in toto le spese.
Le voci bianche, proseguivano il loro cammino lavorando, proponendo i loro canti a volte anche assieme al “Gruppo strumentale giovanile” della mia Scuola di Trento: “I Minipolifonici”, quando ancora ne ero il direttore, lo volemmo spesso con noi, per condividere: Mini di Milano e Mini di Trento, le gioie che la musica eseguita assieme è in grado di donare.
Volemmo quegli splendidi ragazzi anche in un viaggio a Betlemme dove la notte di Natale fra il 1999 e il 2000 parteciparono assieme ai nostri cantori di Milano al concerto tenutosi sulla piazza di Betlemme; ci esibimmo pure alla presenza dell’allora leader palestinese Yasser Arafat.
Emozioni reciproche, grandissime, un bellissimo concerto nel quale cantori e strumentisti diedero prova di grande professionalità e bravura; qualità non avvertita nel famosissimo soprano solista che cantò con noi il quale ci causò non pochi problemi determinando negativamente alcune nostre esecuzioni; a concerto concluso ebbe pure il coraggio di dirci: “E’ andata Maestro, abbiamo fatto miracoli”.
Non potemmo fare a meno di risponderle, fra il serio e il faceto: “Maestra, i miracoli li hanno fatti i nostri ragazzi” (come ogni “prima donna” non capì).
Comunque, avanti! Altra attività, altri concerti, soggiorni in montagna, settimane musicali a Milano e per ultimo ci fu richiesta dalla FENIARCO (Federazione rappresentativa dei cori italiani) la realizzazione di un CD “Giro, giro canto” comprendente una serie di canti a una e più voci destinati a cori scolastici e istituzioni corali di bambini (il primo di una successiva serie).
E’ stato un lavoro del quale siamo rimasti particolarmente soddisfatti perché in quell’occasione proponemmo il nostro modo di concepire il canto per i bambini, ponendo gli stessi in primo piano, quindi fruitori di quella proposta.
Abbiamo voluto coinvolgere soprattutto i bambini più piccoli, bambini con intonazione “fragile” e bambini con problemi vocali.
Creature normali, quindi, che proposero il loro canto ad altri coetanei di qualunque formazione vocale e culturale.
Ne è risultato un CD alla portata di tutti e destinato soprattutto alle voci e ai cuori dei bambini più che alle orecchie dell’ascoltatore adulto che si compiace soprattutto di ascoltare esecuzioni perfette, voci uniformi, regimentate, spesso fredde, a volte tristi.
E’ stato l’ultimo impegno dei “Minipolifonici della città di Milano”.
Nel 2002 facemmo una scelta radicale, trasferendo la nostra vita, il nostro futuro, le nostre attività e naturalmente i Minipolifonici, in Umbria.
Quando la comunicammo al Consiglio di amministrazione, in casa di Eva Marti, venne accolta con dolore ma con imbarazzante e commovente rispetto. Un componente del Consiglio, parlando a nome di tutti, ci disse: “ A noi e ai nostri figli la vostra assenza lascerà un vuoto difficilmente colmabile perché verrà a mancare quello splendido riferimento che voi avete rappresentato per loro, ma ciò che avete dato e avete fatto per loro, per tutto questo ve ne saremo grati per sempre e vi auguriamo tante altre soddisfazioni nella vostra nuova residenza”.
Vollero organizzare un giornata di commiato alla quale parteciparono pure moltissimi ex allievi e cantori; gli stessi vollero preparare un concerto, l’ultimo concerto, le cui musiche e voci sono ancora impresse dolcemente nel nostro cuore. Fu allestita un’Asta con tutti gli oggetti (dai ninnoli, ai quadri), suppellettili che per nove anni fecero da cornice alle lezioni, alle cantate, a volte piccoli oggetti che ai ragazzi risultavano particolarmente significativi al punto che ognuno desiderò portarsene a casa qualcuno per ricordo.
I genitori di Emma Coccioli predisposero e donarono a tutti noi un simpaticissimo distintivo nel quale era rappresentato lo stemma dei Minipolifonici e il “mitico Leoncino” (disegno ideato e disegnato dalla Leo), due immagini che accompagnarono la loro vita nel coro; il leoncino poi, rappresentò per tutti i cantori l’oggetto più amato e desiderato, affettuoso simbolo di quotidiane conquiste nel percorso musicale e corale di ognuno.
Ci lasciammo con molta commozione e soprattutto con reciproca, grande riconoscenza.
Quanti e quali genitori dovremmo ringraziare? Luè, Gambrosier, Di Garbo, Coccioli, Bossi, Puglisi, Taurino, Grasso, Delmarco... ma poi tutti, veramente tutti.
Non ci perdemmo di vista. Lo stesso anno, in novembre, ce ne capitarono in Umbria una ventina, con i quali passammo due splendide giornate; e con molti di loro rimaniamo in continuo, costante, affettuoso contatto.
Stiamo giungendo alla conclusione, il prossimo capitolo chiuderà questo corposo pezzo di storia dei Minipolifonici. Ciò che accadrà d’ora in poi, lo racconteremo alla ricorrenza del prossimo anniversario.
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