domenica 5 ottobre 2008

La storia dei Minipolifonici VI PARTE


(Leggi la I, la II, la III, la IV, la V parte)

Fra il 1980 e il1981, l’istituzione “Coro” si trasformò in “Associazione Culturale I Minipolifonici”; avevo numerosi progetti e così strutturata mi avrebbe garantito una maggiore funzionalità organizzativa e gestionale.
Intanto il Coro misto aveva raggiunto un livello considerevole, già scrissi della costituzione del Coro maschile, (era bellissimo cantare con i miei ragazzi!), la “par condicio” mi suggerì di istituire anche il Coro femminile, poi, non pago, arrivò pure il Gruppo madrigalistico. Arezzo e Gorizia videro tutte queste formazioni nei primissimi posti della classifica.
Concerti? Il numero è incontrollabile, inoltre: partecipazioni a rassegne nazionali, internazionali, collaborazioni con orchestre sinfoniche e liriche.
Con il continuo inserimento nel Coro misto delle ex voci bianche sorse un problema, anzi, due: il coro rischiava di “intasarsi” per il numero eccessivo di nuovi cantori, sia ragazzi che ragazze, difficile da gestire, poi c’era da considerare la giovanissima età dei nuovi arrivi (quindici, sedici, diciassette anni), per i quali era necessaria una particolare attenzione, specie per i ragazzi maschi, la cui voce non era del tutto formata, inoltre dovevo tenere conto, nella scelta del repertorio, delle musiche più adatte ai cantori stessi.
Diedi vita, quindi, al “Coro dei Giovani” ospitando ragazzi che avrebbero cantato fino al raggiungimento dei diciotto anni; una splendida “ciurma” di adolescenti ricchi di solide esperienze corali e musicali. Un percorso corale che diede a tutti noi preziose emozioni umane e artistiche.
Ed ora desidero raccontare qualche avvenimento significativo nella vita del Coro misto.

Nel 1988 ideai il “Premio internazionale per direttori di coro”: un concorso unico a quel tempo, perlomeno in Italia. Per l’occasione commissionai al M° Luciano Berio una composizione: "Canticum novissimi testamentum", a sedici voci che costituiva il brano d’obbligo per la prova di musica contemporanea.
Il programma del concorso era vario e articolato in più fasi: ammissione, eliminatoria, finale.
Il repertorio, assai vasto, comprendeva il periodo della polifonia classica, della musica romantica, sinfonico-corale e contemporanea.
Avevo bisogno di due formazioni corali: i Minipolifonici avrebbero curato la polifonia rinascimentale e la musica contemporanea, il secondo coro il repertorio romantico; per il repertorio sinfonico-corale sarebbero stati impegnati entrambi i cori. Un numero di brani considerevole, da permettere al coro di dotarsi di due programmi da concerto. Da non trascurare l’occasione di cantare sotto la direzione di diversi direttori, molti dei quali di altissimo livello.
Mi sembrò bello offrire ai numerosi cori classici della mia Provincia l’opportunità di prendere parte a questa iniziativa e chiesi alla Federazione Cori del Trentino la disponibilità a farsi promotrice.
Alla fine dovetti darmi da fare personalmente chiedendo ai vari direttori la loro disponibilità; la risposta più illuminante che ricevetti e anche l’unica fu la seguente: “Maestro, questa l’è n’occasion per portar via le vozi migliori ai altri cori; se no ’l g’ha i cantori sufficienti ‘l se meta el cor en paze, che ‘l concorso no ’l riuscirà a farlo”.
Che peccato!
Naturalmente non mi persi d’animo, convinto nella validità della mia iniziativa chiesi all’amico Maestro Piergiorgio Righele, direttore del coro di Malo, la disponibilità sua e del suo coro a collaborare con noi ed egli accettò, ringraziandomi per l’occasione datagli.
Il concorso fu un successo, vennero concorrenti da ogni parte del mondo. Il primo premio fu vinto da un concorrente ungherese.
All’esecuzione del brano contemporaneo assistettero il M° Berio e l’autore del testo Edoardo Sanguineti che si complimentarono con il coro per l’ottima esecuzione del brano e con i Minipolifonici per l’ottima iniziativa. Comunque, nessun cantore del coro di Malo venne carpito dai Minipolifonici.

Nel 1960, ero un ragazzotto, ebbi l’occasione di assistere nel duomo di Trento all’esecuzione della Messa in si minore di Bach. Rimasi sconvolto, commosso, affascinato dalla bellezza di quella musica, del coro, dell’orchestra.
Proposi a me stesso che un giorno o l’altro, l’avrei eseguita.
Ci vollero quarant’anni ma finalmente mi si presentò l’occasione: il direttore artistico dell’orchestra Haydn di Bolzano e Trento mi chiese di preparare il coro per l’esecuzione di quella splendida Messa. “Sommo giubilo!” Il gran momento era finalmente arrivato.
Era necessario un organico di almeno settanta elementi; io non li avevo... allora... errare humanum est, perseverare... chiesi ancora ai vari direttori trentini, chissà! forse il nome di Bach e la sua musica li avrebbero ammaliati?
Risposero entusiaste e subito solo diverse coriste del coro Sociale di Pressano del M° Giuseppe Niccolini, che per altro avevano generosamente collaborato anche in altre occasioni e alcuni cantori che aderirono di loro iniziativa. Che dire a Bach?... “Bah!”
Comunque, nessun cantore che collaborò con noi venne carpito dai Minipolifonici.

Un giorno mi accadde di ricevere la telefonata del direttore del coro di un notissimo teatro italiano, era disperato perché avrebbe dovuto preparare dei brani di musica contemporanea risultati vincitori ad un concorso e la data dell’esecuzione era imminente.
Il coro di quel teatro... non aveva tempo... e conoscendo me e la qualità dei Minipolifonici, mi chiese se fossi stato disposto a prepararli io con il mio coro. Mi riservai di accettare dopo aver visionato i brani. Li lessi... (Gulp!)...  parlai ai miei cantori, avevamo solo una decina di giorni... decidemmo di accettare: entusiasmo giovanile, un pizzico di pazzia (anche più di un pizzico), comunque da parte mia ero sicuro dell’assoluta padronanza nella lettura musicale dei cantori; l’esecuzione riuscì e fummo tutti soddisfatti. Una curiosità: la sera del concerto (programma solo di musica contemporanea), il teatro era gremito di curiosi, intenditori, ignari spettatori e... di un centinaio di giovani militari di leva rigorosamente in divisa. Secondo voi - noi ce lo siamo chiesto - son capitati lì per sbaglio o facevano parte di un gruppo mandato lì in punizione? Le facce e lo sconcerto dei malcapitati militari ci tolse ogni dubbio: la classica punizione di “ramazza” al confronto, avrebbe avuto il sapore di una “licenza premio”.

1 commento:

Mirko ha detto...

mai avrei pensato di trovare la foto, che mi ritrae assieme agli amici del coro, durante la grandiosa partecipazione al concorso d'Arezzo. Son passati quasi trent'anni, e i ricordi si sono un poco affievoliti, ma l'emozione è ancora tutta dentro :) grazie, Nicola!